Corrado Augias e la bellezza di Roma

Corrado Augias e la bellezza di Roma conferenzaVenerdì 3 Marzo 2017 si è tenuto un incontro alla sede Unar di Roma con Corrado Augias per parlare della storia e dei segreti della Capitale, organizzato dall’Associazione Culturale “Cenacolo Romano“.
Celebre scrittore, giornalista e conduttore televisivo, Corrado Augias non ha bisogno di presentazioni; la sua immensa cultura è da sempre fonte di ammirazione e la sua capacità di catturare l’interesse di qualsiasi pubblico è difficile da eguagliare.
Ciò che invece ha bisogno di essere presentato è il progetto “AmorxRoma”, nuova e ambiziosa iniziativa: a farlo ci pensa Stefano Balsamo, Presidente del “Canova Club” che, assieme al “Cenacolo Romano”, ha dato vita al progetto. “AmorxRoma” si basa sull’idea di fare: anziché limitarsi a pensare, parlare e progettare, per poi ritrovarsi con nulla di concreto in mano, lo scopo dell’iniziativa è quello di individuare pochi progetti fattibili e metterli subito in pratica. Proprio per questo la risorsa principale sarà il volontariato di chi ha la voglia (e il tempo) di rimboccarsi le maniche per la propria città. “Nessuna politica, se non nei fatti” ha asserito il Presidente Balsamo, “Ascolteremo tutti i suggerimenti e poi democraticamente si sceglierà quali perseguire”.

Roma Città Eterna

“Sono contento delle presentazioni sobrie e precise e di parlare di Roma”. Questo l’esordio di Corrado Augias dopo aver sventato la minaccia di ascoltare la lettura del suo curriculum come introduzione. “Il Presidente ha detto senza politica; parliamo di Roma a prescindere di quello che sta accadendo in questi mesi, che possiamo trascurare. Nel corso dei 28 secoli della sua vita ne ha viste di tutti i colori e bene o male è sempre sopravvissuta, e sopravvivrà anche a oggi.”
Il nome del progetto “AmorxRoma” ha dietro un pensiero più profondo di quanto possa sembrare all’apparenza: si tratta infatti di un palindromo, in cui le due parole sono una lo specchio dell’altra.

“Noi abbiamo un privilegio: vivere in una città unica al mondo. E questa non è un’opinione, è un dato di fatto, perché non c’è un’altra città arrivata dall’antichità come Roma. Si dice Roma Città Eterna e non è una cosa enfatica, ma precisa: Roma è arrivata ad oggi essendo stata sempre città. Tutte le altre grandi città antiche o sono scomparse o hanno vissuto periodi in cui sono state ridotte a villaggi. […] Ma non Roma: ogni volta che stava per essere distrutta è rinata dalle sue stesse ceneri, cambiando fisionomia. Le cose da dire sarebbero talmente tante che devo scegliere”.

Ecco allora di seguito gli aneddoti scelti dal Maestro Augias per allietare il pubblico.

Le Mura Aureliane

Corrado Augias e la bellezza di Roma mura aureliane

Una volta uno sventurato allievo di liceo, al quale parlavo delle Mura Aureliane, pensò che le avesse fatte Marco Aurelio, invece no: le ha fatte ovviamente, e qui lo sappiamo tutti, l’Imperatore Aureliano

Segno forte di Roma, le Mura Aureliane risalgono al IV Secolo e una delle porte più importanti della cinta, San Sebastiano, riserva due sorprese.
Passeggiando verso i quattro archi si può vedere il punto di giuntura dove la prima cinta di mura, dimostratasi inefficace durante un attacco dei barbari, venne alzata di un paio di metri, inclusa la firma delle imprese che realizzarono il lavoro su formelle di terracotta.

Nell’ingresso del Museo a terra c’è un mosaico romano a tessere piccole bianche e nere che rappresenta un prode guerriero a cavallo con la spada in mano, circondato da guerrieri nemici sconfitti. In realtà il mosaico fu realizzato nel 1936-37 e il guerriero a cavallo altri non è che Mussolini. Questo perché durante il fascismo Ettore Muti aveva fatto della Porta San Sebastiano la sua residenza privata, ristrutturata e arredata dall’architetto Luigi Moretti (lo stesso che vent’anni dopo realizzò il complesso Watergate a Washington). Testimoni di questo lavoro sono i vetri ancora interi alle finestre e i segni di condutture e scarichi nella stanza che era stata adibita a bagno.

Il Gianicolo: uno dei colli magici di Roma

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Il Gianicolo fu protagonista del crollo della Repubblica Romana del 1849.
A quel tempo Roma era città del Papa; avvenne un giorno che il neo-eletto Presidente del Consiglio Pellegrino Rossi, mentre saliva le scale del Palazzo della Cancelleria, si ritrovò circondato e pugnalato a morte da tre individui. A questo agguato seguirono tumulti, manifestazioni in Piazza del Quirinale, sparatorie con morti; Papa Pio IX, terrorizzato dall’aggressività dilagante nella Capitale, fuggì nella notte travestito da semplice prete e si rifugiò a Gaeta, Regno delle Due Sicilie, sotto la protezione del Re Ferdinando.
Inferocito, il Papa si scagliò contro i rivoltosi, additandoli come sacrileghi e bestemmiatori infernali: tali creature del demonio erano Giuseppe Mazzini, Carlo Armellini e Aurelio Saffi, che ebbero l’imprudenza di proclamare la Repubblica a Roma. Repubblica che durò solo 5 mesi, grazie all’intervento di Luigi Napoleone, nipote di Bonaparte, che – per ottenere l’appoggio elettorale dei cattolici e proseguire la sua carriera – cedette alle preghiere (e invettive) del Papa e inviò un corpo di spedizione in aiuto della Chiesa. Tali forze armate sbarcarono a Civitavecchia e arrivarono alle Mura del Gianicolo in 3 giorni.
Seguì una vera guerra, con decine e decine di morti. La difesa era guidata da Garibaldi, debole e confuso da politico, inarrestabile da Generale. I francesi però avevano l’artiglieria pesante, mentre i romani erano armati solo di schioppi, e la sconfitta fu inevitabile. Tra i difensori c’era anche un giovane di 20 anni che aveva scritto un inno: si trattava di Goffredo Mameli che, colpito ad una gamba, morì tragicamente di cancrena.

Le peripezie di Michelangelo

Agli inizi del XVI Secolo il Santo Padre Giulio II della Rovere aveva adocchiato un artista fiorentino trentenne, che chiamò a Roma per farsi realizzare un grande Mausoleo dentro la Basilica di San Pietro, ornato da 40 statue. L’artista, preoccupato dai costi di una tale opera, si recò a Carrara, scelse alcuni blocchi di marmo squadrati, concordò per farseli consegnare a Roma e si mise al lavoro realizzando la prima statua, bellissima: Mosè. Stiamo parlando, ovviamente, di Michelangelo.
Il Papa, però, si recò dall’artista dicendo di aver cambiato idea: non voleva più un Mausoleo e preferiva che dipingesse i 12 Apostoli sulla Cappella di Papa Sisto poiché ormai brutta e rovinata. A questa richiesta Michelangelo si infuriò e lasciò Roma con una lettera di fuoco al Papa che nessun altro avrebbe mai osato scrivere.

Corrado Augias e la bellezza di Roma la tecnica dell'affrescoDopo alcune trattative, però, Michelangelo accettò il lavoro e iniziò nel 1508 a dipingere i 1200 m² di soffitto. Il compenso era buono, ma i colori non erano inclusi e doveva quindi comprarli da solo; inoltre le condizioni di lavoro erano disumane e il dover dipingere sdraiato gli causò (come è risaputo) dei danni permanenti alla cervicale.
Michelangelo disegnò e realizzò il ponteggio su cui lavorare (si vedono ancora, dissimulati, i buchi delle sbarre); ogni mattina componeva i colori che, vista la posizione, gli cadevano poi in faccia. A tal proposito egli scrisse un sonetto.
Il lavoro durò 4 anni, ostacolato anche dal Cardinal Bramante che proteggeva Raffaello, il quale era geloso della commissione data a Michelangelo ritenendolo uno scultore e non un pittore; di notte i due entravano nella Cappella Sistina e andavano a vedere il procedere dei lavori per poi lamentarsi con il Papa. Questi un giorno si recò a guardare l’operato di Michelangelo e affermò che nell’affresco ci fosse poco oro – causa, ovviamente, il costo dei colori non incluso nel salario. “Santità” rispose Michelangelo, “quegli che son quivi dipinti furon poveri anch’essi”.
Solo lui si poteva permettere una risposta del genere.

Come scrittore, come immagina la Roma del futuro?

“Sono domande un po’ pericolose, ogni previsione sul futuro, da chiunque fatta, non fa che estrapolare i dati del presente proiettandoli verosimilmente verso il futuro, ma in realtà non sappiamo mai quello che il futuro riserva, la variante, la deviazione che ci può essere. Una cosa si può dire, pensando a quello che è stato il destino di questa città in tutti questi secoli:

Roma non sarà mai la città dell’ordine, delle simmetrie, del nitido svolgersi dei fatti secondo un disegno, l’esito coerente di un progetto. Se la storia degli uomini altro non è che violenza e frastuono, Roma è stata nei secoli lo specchio di questa storia, capace di riflettere con fedeltà ogni dettaglio, compresi quelli dai quali si distoglierebbe volentieri lo sguardo'I segreti di Roma', Corrado Augias

Il saluto poetico di Augias

Sono seguite alcune domande dal pubblico per il Maestro Augias, il quale ha risposto cortesemente a tutte le curiosità storiche e artistiche portate alla luce.
Per concludere, infine, ha voluto leggere tre sonetti del Belli, “Er mortorio de Leone Duodecimosiconno”, “Er Deserto” e “Santaccia de Piazza Montanara”.

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